Il Quotidiano Immobiliare: “Ummarino, United Risk: cantieri, suggerimenti per la ripartenza”
Tra gli approfondimenti di oggi proponiamo quello di Alessandro Ummarino, Direttore Tecnico e Operativo della United Risk Management Spa, relativo alla sicurezza nei cantieri una volta che riprenderanno le operazioni di lavoro, soprattutto in merito ai compiti di controllo che saranno di competenza dal Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione (CSE):
“La ripresa delle attività di cantiere è considerata una delle priorità del Paese ed è al primo posto nell’agenda del Governo. In attesa delle decisioni dell’esecutivo, occorre cominciare fin da oggi a definire nuove modalità operative al fine di tutelare la salute dei lavoratori. Le nuove procedure, oltre a riferirsi alla normativa esistente, dovranno tenere in considerazione tutte le disposizioni emanate dalle varie Autorità (nazionali e locali) in queste ultime settimane, anche a tutela dello stesso datore di lavoro e, nel caso dei cantieri, del Committente.
Il 14 marzo – su invito del Presidente del Consiglio e dei Ministri competenti, è stato sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e datoriali il “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.
Successivamente, il 19 marzo, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha definito, in questo caso in d’accordo con Anas S.p.A., RFI, ANCE, Feneal Uil, Filca – CISL e Fillea CGIL, un secondo protocollo proprio per declinare per i cantieri quelle modalità operative che precedentemente erano state descritte “a carattere generale” e “per tutte le categorie”.
L’obiettivo è quello di “incrementare nei cantieri l’efficacia delle misure precauzionali di contenimento adottate per contrastare l’epidemia di COVID-19”.
In particolare, è richiesto al Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione dei lavori, ove nominato ai sensi del Decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81, di provvedere ad “integrare il Piano di sicurezza e di coordinamento e la relativa stima dei costi”.
Tra i punti che devono essere attuati si trova ad esempio quella di “limitare al massimo gli spostamenti all’interno e all’esterno del cantiere, contingentando l’accesso agli spazi comuni anche attraverso la riorganizzazione delle lavorazioni e degli orari del cantiere”. Inoltre, “per l’accesso di fornitori esterni devono essere individuate procedure di ingresso, transito e uscita, mediante modalità, percorsi e tempistiche predefinite, al fine di ridurre le occasioni di contatto con il personale presente nel cantiere, con integrazione in appendice nel Piano di Sicurezza e Coordinamento”.
Il protocollo è centrato, come responsabilità operative e personali, sul datore di lavoro delle singole imprese. Al Committente è imposto l’onere di vigilare perché siano adottate tutte le misure anti-contagio previste dalle imprese e dal protocollo stesso. Un’impostazione che valorizza il ruolo sia del CSE che del Responsabile Lavori (quando presente) nella loro funzione di alta vigilanza.
È quindi necessario definire fin da oggi con precisione nuove procedure di accesso ai cantieri, ma occorre prestare la massima attenzione e ragionare “cum grano salis” e “realismo operativo” per raggiungere, assieme all’efficacia delle misure adottate, anche la loro sostenibilità economica e attuativa.
Si pensi ad esempio alla rilevazione della temperatura: bisogna impedire che si creino intasamenti ai varchi al fine di evitare che si attivino occasioni di infezione con persone contagiate che vengono verificate dopo aver usato il badge magari spingendo con le mani il tornello di accesso. Un rischio di questo tipo è contenibile prevedendo ad esempio delle “isole” di “pre-accesso” con verifica di temperatura e vestizione prima dell’ingresso in cantiere tramite il tornello (e il badge), ma si tratta sempre di procedure che devono essere pensate e progettate in anticipo.Il CSE è quindi chiamato a definire dei nuovi protocolli operativi che includano la sanificazione degli ambienti e il monitoraggio della loro efficacia; la gestione dei materiali (rifiuti) potenzialmente contaminati (DPI usati); le procedure di accesso in sicurezza sanitaria COVID-19, la gestione e il controllo della loro attuazione (occorre prevedere la distribuzione certificata dei DPI, lo screening preliminare delle temperature termografico, il ritiro e il controllo delle autocertificazioni).
Un ulteriore aspetto da prevedere e “strutturare” è come gestire le “criticità”; ad esempio la gestione del “lavoratore” potenzialmente contagiato nel caso di valori di temperatura corporea “sopra soglia” in fase di check-in (che codificherei come verifiche di primo livello).
Qui si potrebbe pensare ad esempio a una verifica di secondo livello realizzata dal Datore di Lavoro (rappresentato a livello di singola impresa in cantiere dal suo delegato, ossia l’addetto al pronto soccorso) che in uno spazio protetto controverifica, possibilmente con l’assistenza via telefono del Medico Competente e poi, se confermato, attua una procedura di sicurezza per la gestione dello spostamento protetto del suo dipendente anche in ottemperanza al dovere di tutela del suoi dipendente come stabilito dall’art 2087 del c.c. (il “duty of care” del nostro ordinamento).
La sfida del CSE è quindi quella di realizzare tutte le procedure richieste minimizzando l’impatto sulla normale attività lavorativa sia dal punto di vista temporale che dei costi. Occorre qui agire su tre leve: un’attenta programmazione nella gestione dei flussi; l’utilizzo della tecnologia, il dialogo con i lavoratori e collaboratori.
Rispetto a quest’ultimo punto, tutte le procedure devono essere considerate degli strumenti capaci di riportare un clima sereno all’interno dei cantieri, trasmettendo ai lavoratori un senso di sicurezza rispetto al luogo nel quale si trovano, anche dal punto di vista biologico-sanitario, e contestualmente ottemperare all’obbligo/dovere di informazione previsto da tutte le norme per la sicurezza.
Tutti noi sentiamo l’esigenza di riaprire i cantieri prima possibile per fare ripartire il settore immobiliare. La definizione di procedure precise costituisce un passaggio imprescindibile che favorirà questa ripartenza, ed è pertanto necessario cominciare fin da subito a lavorare a questo obiettivo.
Allo stesso tempo siamo anche convinti che tutte queste procedure possano dare un contributo attivo nello sconfiggere questo nuovo nemico invisibile.”
15 Aprile 2020