UC e U.lab nel cuore della Milano Design Week

Isola felice? Sicuramente sì, se si mette a sistema Milano e Design Week. Abbiamo esplorato le proposte del Fuorisalone 2019 all’Isola, scoprendo che le installazioni più belle si trovano proprio alla Fonderia Napoleonica, dove hanno sede i nostri uffici di United Consulting e U.lab. All’Isola Design District si parla così di design urbano, nuove tecnologie, ambiente e materiali ecosostenibili: tutti temi a noi particolarmente cari.

Si intuisce prima attraverso il titolo del tema “Unlimited design” e si percepisce poi addentrandosi nel Design Village di Stecca 3.0 in via De Castillia 26 che lo spazio lasciato alle nuove idee del settore non presenta confini definiti. Per scelta e per diletto. Qui abbiamo seguito gli “Unlimited Design Talks”, tavole rotonde dove protagonisti sono gli argomenti più disparati: dalle frontiere digital del design della comunicazione alle idee slow per la vita delle città. Si può toccare con mano il prodotto di alcune nuove tecnologie utilizzate per gli ambienti, come la Scienza 3M; si possono osservare opere d’arte nate dal riuso di materiali naturali, come “Campidarte – Snake”, e immergersi nell’ambientazione surreale del 3D Bar (Caracol Studio), un bar completamente stampato in 3D, in cui regna l’idea che tecnologia e design siano un binomio vincente. Abbiamo seguito le scie di luce di “Superloop” (Delta light), un’installazione creata dall’insieme di corpi illuminanti dalle forme circolari, e poi ci siamo idealmente riposati sul “Social interaction and intimacy” di Hartwerp, opera che si sfida sul concetto di interazione sociale. Una volta fuori dal Design Village, dopo aver passeggiato qualche istante intorno ai “Giardini di Leonardo” – percorso pubblico ideato da Claudia Zanfi e Andrea Liberni che regala al quartiere un giardino d’arte -, ci siamo concessi un breve itinerario anche nella suggestiva Biblioteca degli Alberi, di fronte al Bosco verticale di Boeri. Per un breve tratto ci siamo uniti ad un gruppo di studenti di architettura e design del Politecnico, scambiando con loro qualche idea sull’allestimento e sulle impressioni del luogo circostante.

Camminando per qualche minuto, magari addentando un piccolo assaggio di street-food tra i tanti point dell’Isola Food District dopo aver dato uno sguardo a “Milano Icons – Milan Paper Buildings”, la mostra di piccole riproduzioni in cartapesta dei simboli architettonici della Milano contemporanea, abbiamo raggiunto via Thaon di Revel 10, dove in un tipico cortile vintage ci siamo arrampicati attraverso una scala in legno all’interno del laboratorio artistico del designer Andrea Barra, che con “[1+2=8] Desiderio!” apre le porte alla Design Week per mostrare le proprie opere. Una collezione di materiali poveri e tecnologia: lampade in marmo a led e oggetti di design in vetro conduttivo. “Mi piace andare oltre, attraverso l’utilizzo di materiale semplice e tecnologia. Le mie creazioni cercano di comunicare con gentilezza un diverso modo di concepire gli ambienti” – commenta l’autore. Proprio nel suo studio conosciamo una giornalista di origini svedesi: è anche lei alla ricerca di ispirazione per raccontare la Design Week per mezzo delle fotografie. Entriamo in simpatia e decide di regalarci la sua personale classifica delle installazioni già viste in giro per la città. La salutiamo e proseguiamo in via Thaon, dove qualche passo più in là troviamo “Dutch Invertuals”, una collettiva di designers nordeuropei accomunati da una visione eclettica degli spazi in relazione alla forma circolare. Il luogo ideale dove scattare delle foto prospettiche, scopriamo dopo aver aiutato una turista cinese a trovare l’angolo giusto per un selfie. Ma l’apice della bellezza lo avvertiamo giungendo nel cortile dei nostri uffici di United Consulting Engineering e U.lab, al numero civico 21, dove alla Fonderia Napoleonica Eugenia ci immergiamo nelle installazioni sospese di Jukai (Marta Fumagalli – Riccardo Piovano) e dondoliamo tra le sculture avvolgenti di Barbara Crimella dell’esposizione di design giapponese del team Balanco (Enzo Satoru Tabata e Daiken EiJi Suzuki). Si parte dall’idea giapponese del “Hakoniwa” (giardino in miniatura) per trasferire un approccio naturalistico e mistico agli ambienti: il risultato è una dimensione fluttuante in cui le persone sono accolte e cullate. Ci siamo seduti su un tavolo in legno ricoperto da piante medio piccole, prevalentemente di limone, e abbiamo iniziato a dondolare lentamente. In sottofondo della musica classica, non prettamente giapponese, che crea un’atmosfera distesa. Sul balanco table sembra di entrare in una dimensione un po’ surreale, tanto che ci viene spontaneo iniziare a parlare con due signore che si siedono a fianco a noi, come capita di solito con un compagno di viaggio. “Ci piacerebbe regalare ai visitatori un momento di pace permettendo loro di entrare nell’oggetto di design, che si fonde con la natura. L’idea è quella di una dimensione nuova, in piena simbiosi tra architettura e natura” – ci spiega il team. Un luogo dove design e filosofia zen stringono un’alleanza, tutta milanese, che riesce davvero a stupirci. Nel nostro stesso cortile.

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