DSEI Londra 2017

A metà settembre, a Londra, si è svolto l’evento biennale DSEI (Defence and Security Equipment International), che vede i principali player internazionali presentare sistemi e soluzioni per la Difesa e la Sicurezza ad una platea selezionata e ristretta, tra cui la nostra azienda” – introduce Davide De Bella, Head of Business Technology di United Risk Management. “L’evento, a forte matrice militare, rappresenta la cartina di tornasole del processo di trasformazione che negli anni ha portato la “guerra” ad un fenomeno di vicinato, entrando nella quotidianità in maniera imprevedibile e non misurabile, come drammaticamente e grottescamente dimostrato dall’attentato terroristico avvenuto alla famosa Tube londinese proprio durante questa manifestazione. 

Ecco il punto di svolta: il “terrorismo” scala verso la “guerra“, perché il processo di generazione del terrore, così come lo si conosceva ed intendeva, è diventato alieno, organizzato, sistemico, transnazionale e soprattutto militarizzato. “Militarizzato“, in quanto oggi sono militarizzate le organizzazioni terroristiche, che permettono di trasportare i soldati ovunque nel mondo, nascondendoli agli occhi dei cittadini; oppure ancora, per mezzo dell’utilizzo di armi “da supermercato”, come le bombole di gas, cellulari ed altro. Tutto ciò, abbinato a tecniche di guerriglia e di guastatori (termine militare, ora utilizzato anche in ambito terroristico su contesto urbano, a dimostrazione della stretta correlazione tra le due sfere, ndr) facilmente comprensibili ed attuabili da tutti” – spiega, più nel dettaglio, Davide De Bella.

E questo modello di terror-war non nasce casualmente, bensì è la diretta conseguenza, concretizzatasi nel recente passato, della necessità degli antagonisti di sostenere conflitti di lungo termine contro forze militari più strutturate ed organizzate, trovando nel contesto urbano il terreno ideale per tenerli in scacco e, al contempo, istruire nuovi combattenti più organizzati e strutturati. Si è generato così, in maniera quasi naturale, il fenomeno della “scuola” di city-fighters: soggetti capaci di usare le città, incluse le nostre, come strumento di offesa e non solo di difesa”. 

Così, quasi a completare un percorso evolutivo della guerra che, partendo dalle superbombe, oggi si struttura nella gestione dei micro-conflitti, al DSEI di quest’anno è stato destinato ampio spazio alle soluzioni di intelligence, machine learning, cybersecurity e sistemi di monitoraggio non invasivo e a distanza delle persone per il controllo di armi e giubbotti esplosivi” – continua De Bella.

“Si comprende facilmente che la guerra-terrore ha cambiato soggetto, perché, partendo dalle superpotenze che intimorivano con le superbombe e facevano in modo di colonizzavare la paura nelle coscienze collettive, si è arrivati a temere gli “stati-canaglia”, che spesso sono micro-nazioni con PIL lillipuziani, i quali hanno saputo spostare la paura a livello di individuo creando diffidenza, isolamento e dunque instabilità sociale. Tale parcellizzazione delle minacce, unita alla facilità di propagarsi e attivarsi  di queste ultime in ogni parte del mondo, destabilizza le consapevolezze dell’individuo, che viene attaccato con gli attentati nei luoghi di ritrovo o detti della “libertà degli individui”, così come verso quei servizi, oggetti di attacchi informatici, per i quali l’individuo ha acquisito dipendenza e che ritiene parte della sua libertà. 

Questa “migrazione” della guerra in contesti non bellici, soprattutto dove è acclarato lo stato di pace, porta con sé la necessità di ripensare le città per renderle degli spazi vivibili ed aperti, ma al tempo stesso capaci di essere pronte e resilienti ai possibili e purtroppo repentini attacchi di terror-war. Pertanto, la progettualità dell’area urbana diventa un processo da rivedere, perché la summa di architettura, servizi e tecnologia deve portare con sé l’inclusione sociale, il mutuo controllo, la vitalità delle aree e la partecipazione sociale, che rappresentano le risposte immediate e di prevenzione verso questo nuovo tipo di guerra”. 

Su questi temi il Gruppo United sviluppa il suo modello di sicurezza urbana, dove ogni componente – come, ad esempio, l’urbanistica, la viabilità, la rivitalizzazione delle aree e anche la tecnologia – opera in maniera sintropica a vantaggio, prima di tutto, dell’individuo” – chiosa De Bella.

© United Risk Management

16 Ottobre 2017

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