Perché nel 2017 sono aumentati morti e infortuni sul lavoro? Il modello United quale possibile strumento di prevenzione in tema di Safety

Perché nel 2017 sono aumentati morti e infortuni sul lavoro? Prova a darne risposta un articolo Wired.it, che, tramite la penna di Sara Moraca (giornalista e science writer), spiega il trend negativo registrato nella prima parte dell’anno corrente.

Nel primo trimestre 2017, infatti, gli infortuni e i decessi sul lavoro sono aumentati – rispettivamente, del 5,9 % e dell’8 % -: un fenomeno negativo, che aveva dato segnali di decrescita negli ultimi anni, precisamente tra il 2008 e il 2014, non solo per una favorevole condizione generale delle condizioni sul lavoro, ma anche per merito della crisi economica in atto e del relativo calo di produzione e occupazione. Al calare della quantità di lavoro e di lavoratori, va da sé che anche il fenomeno infortunistico diminuisca.

Nel 2015 e 2016 l’andamento infortunistico ha cominciato a mostrare ritmi altalenanti a volte per gli infortuni in generale, a volte per quelli con esito mortale. Questo inizio 2017 si presenta invece con segnali diffusi, univoci e, purtroppo, inequivocabili” – commenta Franco D’Amico, così come riporta Wired.it, responsabile dei servizi statistici di Anmil, in seguito alla presentazione del primo rapporto sulla salute e sicurezza sul lavoro. Emerge che siano principalmente i settori interessati da una ripresa occupazionale, seppur minima, ad aver registrato un aumento maggiore nelle percentuali di decessi sul lavoro: trasporti del +44,4 %, commercio del +37,5 % e costruzioni +18,8 %.

Wired si affida di nuovo a D’Amico, per interpretare questi dati: “Negli anni della crisi economica, le percentuali di morti e infortuni si erano contratte significativamente, fino a 8-9 punti percentuali in meno. L’inversione di questa tendenza è da ricercare in una timida ripresa, che ha decretato il riavvio degli impianti e spesso l’assunzione di manodopera non pienamente qualificata. Anche se non si tratta di numeri molto grandi, queste percentuali hanno un profondo significato. La crisi ha portato a un disinvestimento generale nella prevenzione lavorativa: dotarsi di attrezzature e aggiornare i macchinari è ritenuto da molti un fattore su cui si può risparmiare”.

La crescita occupazionale può implicare – mai per automatismo – una maggiore probabilità di infortuni e malattie, perché oggettivamente cresce il numero dei lavoratori e delle ore lavorate. Ma ci sono diversi aspetti da tenere in considerazione per comprendere questi dati: il primo è l’attuazione della normativa. Noi abbiamo una normativa imponente ed evoluta, nel contesto europeo e comparato, concretizzatasi nel Testo Unico (d.lgs. n. 81 del 2008). Il testo Unico, a oggi, però, rimane ancora in parte inattuato. Sono circa 26 le deleghe non ancora divenute operative, poco meno della metà di quelle contenute nel Testo Unico. Alcune di queste regolano peraltro istituti molto importanti, come ad esempio il sistema di qualificazione delle imprese, la sorveglianza sanitaria dei lavoratori, la formazione in materia di sicurezza. L’adozione di molti di questi provvedimenti era peraltro assoggettata a termini perentori, di un anno o di due anni, ampiamente disattesi, visto che nel 2018 il Testo Unico compirà dieci anni” – spiega ai microfoni Wired Maria Giovannone, avvocato e coordinatore scientifico del Rapporto Anmil.

E prosegue, toccando aspetti più culturali: “In tempi di crisi, le micro, piccole e medie imprese hanno talvolta scelto di sacrificare i costi legati alla prevenzione. Esistono realtà virtuose – quindi tendenzialmente attente all’attuazione della normativa – che purtroppo non riescono sempre a “stare al passo” con la mole di regole vigenti e alle loro complesse interpretazioni. Si tratta spesso di realtà che non possiedono gli adeguati strumenti conoscitivi per individuare, filtrare e decodificare le complesse informazioni tecniche. E questo può portare ad inconsapevoli carenze delle scelte organizzative e prevenzionistiche”.

La prevenzione. Un vocabolo, una risposta. Che sia questa la chiave di volta per un miglioramento generale delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro? United Risk Management, leader nel settore Safety & Security, da sempre si batte per condizioni ideali e rispettose delle normative vigenti, per la salute e la sicurezza dei propri operatori. Un presupposto considerato fondamentale dalla società, che – attraverso l’innovazione tecnologica, l’esperienza e il rispetto dei diritti – pone la salvaguardia del lavoratore al top di una piramide di priorità.

Il modello integrato United per la gestione dei cantieri – il cui esempio principale è l’esperienza delle aree ex Falck di Sesto San Giovanni in Milano, zona di bonifica e cantierizzazione, per la costruzione della Città della Salute e della Ricerca – trova la sua forza nella commistione sapiente di diverse discipline (consulenza, vigilanza, ingegneria, tecnologie e investigazioni) e nell’utilizzo di supporti tecnologici di ultima generazione, sempre in costante aggiornamento. Primo fra tutti, la Centrale Operativa H24 7×7: una base logistica fondamentale, dove è davvero tangibile il binomio vincente tra mente umana e tecnologia, grazie alla quale – per esempio – è possibile allertare e inviare in tempo reale gli ispettori di campo in caso di mancato rispetto da parte delle maestranze di cantiere delle norme in materia di sicurezza sul lavoro al fine di ripristinare le idonee condizioni di lavoro.

L’introduzione dell’elemento tecnologico nel lavoro quotidiano, se opportunamente e puntualmente utilizzato, può davvero diminuire notevolmente il rischio per i lavoratori e la loro salute, soprattutto in caso di emergenza. Pensiamo per esempio alla possibilità di dotare i propri operatori di un braccialetto intelligente, Amyko: costantemente collegato ad un archivio privato senza limiti, contiene la storia clinica del possessore, consultabile in qualunque momento e in ogni luogo, in caso di bisogno, per esempio dagli addetti al soccorso, grazie alla tecnologia NFC passiva che viene attivata semplicemente avvicinando uno smartphone al braccialetto. “Un passaporto sanitario digitale” – così viene definito dalla stessa casa produttrice -, che permette un’estrema facilità nel soccorso e nella prevenzione del rischio di un operatore al lavoro.

Un metodo integrato, dunque, che investe sulla tecnologia e sulla formazione consapevole – gli operatori United vengono preparati e costantemente aggiornati sul tema del rispetto delle procedure e delle normative vigenti –. Un’azienda che si fonda su valori forti di rispetto dei diritti e della legalità. Un’azienda che crede di poter rappresentare un’isola felice – per mezzo di una continua analisi e implementazione delle migliori strategie di prevenzione e gestione del rischio – facendo dell’innovazione una leva prioritaria anche nel critico ambito della salute sul lavoro.

© United Risk Management

14 Giugno 2017

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